l'Astrofilo marzo 2012

ASTROFOTOGRAFIA ASTROFILO l’ mera CCD da 4.4 micron. In questo caso la focale ottimale massima da utilizzare con- sigliata sarà di 3060 mm (un fattore circa 1.11 maggiore di quella teorica in luce mo- nocromatica) con campionamento effet- tivo di 0.18”/px e quindi si potrà utilizzare un sistema moltiplicatore di focale fino a 4x, con lo strumento indicato. Natural- mente queste sono considerazioni teori- che, valide solo in condizioni ottimali; nella pratica il vero limite lo impone il seeing che quasi sempre degrada la qualità del- l’immagine anche a focali medie. Conviene utilizzare sempre valori delle focali che ri- sultano compatibili con il seeing locale. So- lamente nelle rare condizioni di seeing ottimale, con un’immagine priva di “blur- ring” (letteralmente annebbiamento, sfo- catura), cioè un’immagine in movimento e distorta ma sempre ben a fuoco con i det- tagli fini visibilmente stabili (senza l’effetto di sfocatura dovuto alla turbolenza), si potrà spingere lo strumento alle focali li- mite indicate dalle formule. Le tecniche di elaborazione delle immagini riescono in- fatti a compensare abbastanza bene le componenti di distorsione e di movimento del see-ing, ma non riescono a correggere gli effetti di sfocatura dovuti alla compo- nente di blurring, la cui ampiezza dipende dal quadrato della focale dello strumento, a parità di condizioni atmosferiche. Questo comporta che un buon osservatore solare sperimenti, per un dato luogo di osserva- zione, quali sono i momenti migliori (in termini di seeing) per riprendere in alta ri- soluzione il Sole. Non esiste infatti una re- gola generale che valga per tutti i luoghi e per ogni periodo dell’anno: bisogna verifi- care in modo empirico in quale momento del giorno, in un dato periodo dell’anno, è opportuno fare le riprese solari, minimiz- zando gli effetti del seeing locale. Per la scelta della focale vale, in conclu- sione, sempre la regola generale: è meglio una immagine ben definita, ricca di detta- gli a grande scala che un’immagine con- fusa e sfocata a piccola scala. n L a strumentazione utilizzata dall’autore per riprendere le due immagini di pagina 44: ri- frattore 102/714 con filtro H- α e camera CCD. che per seeing si intende il fenomeno di de- terioramento dell’immagine di una sor- gente astronomica la cui radiazione, attraversando l’atmosfera prima di giun- gere a noi, subisce l’effetto dei moti casuali delle celle d’aria che si trovano a differenti temperature e densità, variandone l’indice di rifrazione e provocando così la distor- sione, lo spostamento e il deterioramento casuale del fascio di luce rilevato (U. Gros- smann-Doerth, 1969). Si sarà già capito che la formula teorica per la risoluzione di- pende anche dalla lunghezza d’onda della radiazione osservata. Nel caso di osserva- zioni in luce monocromatica nella banda H α , λ = 656.28 nm, la risoluzione R aumenta di un fattore 1.15 e quindi anche il campio- namento, riducendo la focale ottimale. D’altra parte, i fotografi esperti in luce mo- nocromatica sanno dall’esperienza pratica che è bene come norma generale non spin- gere lo strumento sopra al rapporto empi- rico f/30 (rapporto tra focale e diametro dello strumento), per non incorrere in una degradazione eccessiva dell’immagine mo- nocromatica che impedisce da un lato una precisa messa a fuoco e dall’altro esalta i di- fetti e le limitazioni dell’ottica e del sen- sore. Supponiamo quindi di utilizzare uno strumento dedicato in H α aperto a f/7 (D=102 mm, F=714 mm) e di utilizzare la ca-

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