l'Astrofilo novembre-dicembre 2015
ASTRONAUTICA ASTROFILO l’ biente a microgravità, risulterebbe troppo leggero per far presa sul terreno, e qualora lo facesse, potrebbe risultare tanto accele- rato da abbandonare la superficie. Un'efficace esplorazione dei corpi minori del sistema solare richiede quindi un nuovo tipo di approccio ingegneristico. La soluzione al problema iniziò a prendere forma nel 2011, quando Marco Pavone, della Stanford University, e Issa Nesnas, del Jet Propulsion Laboratory della NASA, pro- posero di utilizzare piccoli robot pensati a forma di riccio (e pertanto genericamente indicati col termine Hedgehog), in grado di saltare e ruzzolare su qualunque tipo di superficie, restando perfettamente opera- tivi indipendentemente dalla posizione as- sunta rispetto al terreno. I l video qui sopra riassume l’argomento Hed- gehog. A sinistra, primo piano di un prototipo di Hed- gehog esposto in un rocket garden. [JPL/NASA, Cali- fornia Institute of Technology] Negli anni più recenti, la Stanford e il JPL, in collaborazione con il Massachusetts In- stitute of Technology (MIT), hanno proget- tato varie versioni di quei robot, per capire quali possono essere le forme e i dispositivi in- terni più adatti a ope- rare sui corpi minori. Gli ingegneri sono giun- ti alla conclusione che la struttura più adatta per un Hodgehog con- siste di un cubo con spuntoni sugli spigoli, in grado di muoversi grazie agli impulsi ge- nerati dalla rotazione e dal rapido frenamen- to di tre volani interni, collocati in tre diverse direzioni spaziali. Calibrando opportuna- mente le velocità dei volani e l'azione dei rispettivi freni, l'ener- gia cinetica generata dai primi si scarica sul- l'intera struttura del robot, che è spinto a muoversi nelle dire- zioni associate ai vo- lani. A seconda della quantità di energia prodotta e della velo-
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