l'Astrofilo luglio-agosto 2016

PLANETOLOGIA ASTROFILO l’ nacque, assieme a un altro migliaio di stelle di varie dimensioni. L'alta densità stellare al- l'interno dell'ammasso favorì per circa 100 milioni di anni incontri ravvicinati, con le stelle che potevano transitare anche a poche centinaia di unità astronomiche le une dalle altre. Durante quei passaggi “radenti”, se un pianeta di una stella si trovava emargina- to ai confini del suo sistema (per i motivi vi- sti nel primo scenario di Li e Adams), aveva buone probabilità di essere “rapito”. Mustill e colleghi hanno calcolato che se il Sole avesse sottratto a un'altra stella un pianeta, l'orbita attuale di quest'ultimo do- vrebbe essere simile a quella che aveva at- torno alla stella originaria (nel caso che le masse delle sue stelle siano paragonabili, altrimenti l'orbita era più piccola), e che la velocità relativa alla quale le due stelle si sono incontrate doveva essere molto bassa e paragonabile alla velocità orbitale del pianeta “rapito”, circa 1 km/s. Se l'orbita attuale di Pianeta Nove avesse un semiasse maggiore di circa 700 UA, po- tremmo anche farci già un'idea di quanto il Sole si sia avvicinato alla stella “defrau- data” (o viceversa, se si preferisce). Infatti, affinché avvenga un trasferimento di quel tipo, la minima separazione fra le stelle deve essere inferiore al triplo della distanza fra stella madre ed esopianeta, quindi nel nostro caso <2100 UA. Dal momento che la Fascia di Kuiper non è stata distrutta dal- l'incontro, possiamo affermare che la di- stanza minima raggiunta fra le due stelle era sicuramente >150 UA. A questo punto, per valutare la verosimi- glianza dello scenario che propone la cat- tura dell'esopianeta da parte del Sole è necessario sapere con quale frequenza ed entro quali distanze si verificano passaggi ravvicinati fra stelle in un tipico ammasso stellare composto di un migliaio di stelle. Studi effettuati a questo riguardo nell'ul- timo decennio indicano che la gran parte delle stelle ne sfiora altre a bassa velocità almeno una volta entro le 1000 UA, con di- stanze minime di 250 UA. Ne consegue che Pianeta Nove potrebbe essere davvero un esopianeta e in tal caso avremmo un'op- portunità più unica che rara di studiare da molto vicino un oggetto altrimenti irrag- giungibile con la tecnologia attuale. Prima però bisogna capire dove si nasconde. n A lexander Mu- still, primo autore di una ri- cerca secondo la quale Pianeta No- ve sarebbe in re- altà un esopianeta. A fianco, il tele- scopio del Wide- field Infrared Survey Explorer, lo strumento che potrebbe essere giunto più vicino di altri a fotogra- fare l’elusivo Pia- neta Nove. [NASA]

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