l'Astrofilo gennaio 2013

46 PLANETOLOGIA ASTROFILO l’ bienti in cui potevano raggiungere lo stato solido, i crateri polari, il cui pavimento si è progressivamente ricoperto di vari elementi ghiacciati, fra i quali l’acqua sembra fare la parte del leone. Ma quanta acqua c’è su Mercurio? La rispo- sta la dà il team di Lawrence, attraverso i dati raccolti con il Gamma-Ray and Neutron Spectrometer (GRNS), grazie al quale è stato possibile misurare le concentrazioni medie di idrogeno, e quindi indirettamente di acqua, nelle aree che appaiono più brillanti nelle osservazioni radar. Sfruttando la sollecita- zione degli elementi superficiali da parte dei raggi cosmici, questo particolare strumento misura i flussi di particelle rilasciate e sulla base della loro intensità ed energia consente di risalire alla quantità e alla natura del ma- teriale sollecitato. Sulla base delle proprietà dei flussi di neutroni associabili alle zone og- getto degli altri lavori, Lawrence e colleghi sono stati in grado di confermare la pre- senza di strati subsuperficiali di ghiaccio d’acqua particolarmente puro, spessi alcune decine di centimetri, posti al di sotto di strati più superficiali, spessi 10-20 cm, di ghiaccio meno puro, verosimilmente “inquinato” dai composti organici concentratisi a seguito della sublimazione dello strato di ghiaccio più esposto all’ambiente esterno. Tre ap- procci completamente diversi all’argomento hanno dunque fornito una risposta univoca e affermativa circa la presenza di ghiaccio d’acqua su Mercurio, il cui quantitativo com- plessivo viene ora stimato fra 20 e 100 mi- liardi di tonnellate, dunque una massa tutt’altro che trascurabile. Le vecchie osservazioni di Arecibo hanno in- somma trovato una definitiva conferma dalla combinazione degli attuali rilievi effet- tuati dalla MESSENGER, nonché dal nuovo modello termico di Mercurio. Restano ora da chiarire solo alcuni aspetti se- condari, per così dire, come ad esempio un apparente scurirsi nei decenni di alcuni dei siti che ospitano ghiaccio, cosa che risulte- rebbe dal confronto fra tutti i dati a dispo- sizione dei ricercatori e che Paul Lucey (University of Hawaii) interpreta come una recessione o un assottigliamento del ghiac- cio. Se così fosse, secoli o millenni fa Mercu- rio avrebbe potuto avere qualcosa di simile a delle calotte polari, ma ciò sembra davvero difficile da sostenere, meglio ipotizzare un altalenare dell’estensione dei ghiacci su pe- riodi molto più contenuti per motivi ancora del tutto ignoti. Per quanto incerto, anche questo argomento contribuisce comunque a rendere sempre più intrigante lo studio di un pianeta ritenuto per lunghissimo tempo una semplice copia della Luna, solo un po’ più grande e più calda. n D a questa pa- noramica dei territori a più ele- vata latitudine nord si evince come allontanan- dosi dal polo si ri- ducano propor- zionalmente i siti adatti ad ospitare ghiaccio d’acqua (rappresentato in giallo). L’animazione nel riquadro, descrive il complesso per- corso seguito dal- la sonda MESSEN- GER prima di en- trare in orbita at- torno a Mercurio.

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