Astrofilo_novembre2012

46 CORPI MINORI ASTROFILO l’ NOVEMBRE 2012 ni delle dimensioni e della riflettività super- ficiale di 1750 Troiani. I risultati, oltre a con- fermare il maggiore affollamento attorno al punto L4 (asimmetria tutta da spiegare), ci dicono che dal punto di vista spettrale que- gli asteroidi sono una popolazione uniforme e che le loro superfici si comportano come se fossero prevalentemente composte di rocce di un colore rosso molto scuro e opaco, e che in nessun’altra parte del sistema solare si ri- scontrano le medesime caratteristiche, nem- meno nella Kuiper Belt, il che rende ancor più incerta la loro origine. Dopo aver escluso tutte le ipotesi alternative, il team di NEOWISE ha proposto una nuova affascinante soluzione, ovvero che i Troiani siano ciò che resta di una primordiale fascia di asteroidi formatasi già a quella distanza dal Sole e sconvolta dall’arrivo di Giove, che avrebbe disperso quasi tutti gli oggetti collo- cati in regioni diverse da quelle prossime ai punti L4 e L5. Se così fosse, potendo analiz- zare il materiale di cui sono composti i Troia- ni avremmo una diretta testimonianza delle condizioni presenti nel disco protoplaneta- rio a 5-6 UA di distanza dal nascente Sole, un’opportunità di cui certamente le agenzie spaziali terranno conto nel programmare le future missioni automatiche. che solo del doppio o del triplo (che sono valori pur sempre assai modesti) fareb- be crollare il numero stimato degli oggetti che superano i 2 km a poche decine di migliaia, ridimensio- nando di conseguen- za anche il numero di quelli più piccoli. Non sapere quan- ti siano realmente i Troiani e avere solo stime che possono differire di 1 o 2 ordi- ni di grandezza non aiuta a capire come si sono originati que- gli asteroidi e perché condividono l’orbita con Giove. E infatti non lo sappiamo. C’è chi li vuole nati già in prossimità del pianeta e definitivamente vin colati ad esso dopo la sua completa forma- zione, e c’è al contrario chi li vuole catturati da Giove durante la migrazione che interes- sò i maggiori corpi del nostro sistema plane- tario quando aveva un’età di 500-700 milio- ni di anni. Questa seconda ipotesi confuta di fatto la prima, perché ben difficilmente i Troiani avrebbero potuto mantenere la loro posizione di equilibrio nel corso di quel pe- riodo destabilizzante, che ha visto tra l’altro lo stesso Giove attraversare un periodo di ri- sonanza (2:1) con Saturno. Si tende quindi a preferire il secondo scena- rio, ipotizzando che i Troiani appartenessero un tempo a una primordiale (e molto più in- terna rispetto a oggi) Kuiper Belt, da Giove frammentata, saccheggiata e infine relegata alla periferia del sistema solare. Nemmeno questa soluzione è però soddisfa- cente e un nuovo lavoro presentato a metà ottobre al 44° meeting annuale dell’Ameri- can Astronomical Society (Reno, Nevada) la mette ulteriormente in discussione. La ricer- ca, basata sui dati raccolti dal telescopio in- frarosso installato a bordo del Wide-field In- frared Survey Explorer e condotta dal team di NEOWISE ha prodotto accurate misurazio- n Q uando si parla genericamen- te di Troiani ci si riferisce sempre a quelli di Giove, ma è bene ricordare che oltre a quello (per ora) solitario della Terra, anche Marte ne ha una manciata, mentre Nettuno ne ha circa una decina, anch’essi posti prevalentemente in L4, come si può constatare nello schema in alto. Le tre immagini alla sua destra sono quelle relative alla scoperta del più celebre fra i Troiani di Nettuno, 2008 LC18, trovato dal telescopio Subaru (Hawaii) nel punto lagrangiano L5. Le immagini sono state prese a inter- valli di un’ora.

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